Oggi parleremo di ASO, ovvero la cosiddetta App Store Optimization

Prima di iniziare, però, snoccioliamo qualche numero

Per l’anno 2020 si sono stimate – al mondo – 200 miliardi di app scaricate. 

240 miliardi di dollari è stata invece la spesa in mobile advertising. 

270 miliardi di dollari sono stati infine spesi dagli utenti per acquistare le app e i loro servizi interni. 

Un mercato che durante gli ultimi due anni, anche a causa della pandemia, ha visto un boom senza precedenti, sia di utilizzatori (soprattutto in Asia), sia di spesa per singolo utente (nei paesi occidentali). Dalle ultime rilevazioni sull’anno in corso, peraltro, non sembra che questa tendenza – con il ritorno alla normalità – si stia involvendo.

Detto ciò, è chiaro che ci possa essere una grandissima opportunità di business, che però va a scontrarsi con alcune difficoltà perché quello delle app è forse uno dei mercati più complessi.

Basti considerare che in media una persona ha sul proprio smartphone una cinquantina di app (considerando anche quelle preinstallate), ne utilizza mensilmente meno di 30 e giornalmente appena 4 o 5, su un totale di centinaia di milioni di app al momento disponibili.

Queste cifre rappresentano perfettamente la difficoltà di riuscire a entrare stabilmente nella vita delle persone (che è tendenzialmente l’obiettivo finale di qualsiasi applicazione). 

Detto ciò, l’elemento che spesso fa la differenza tra successo e insuccesso, oltre allo scopo dell’app stessa e alla sua qualità, è la promozione.

Quando parliamo di “promozione” stiamo citando un infinito insieme di attività e strategie, in primis l’ASO, che peraltro interpreta una parte da protagonista. 

In questo articolo ci concentreremo proprio sull’App Store Optimization, definendone strategie, best practice e obiettivi.

Facciamo un passo indietro e partiamo dalle basi. Che cos’è l’ASO quindi? In che modo influenza la diffusione delle app? E come cambia da store a store?

Definizione di ASO

L’ASO è – in poche parole – tutto quell’insieme di attività che servono a massimizzare la visibilità organica di un’app negli store online che ne permettono il download.

Come l’App Store Optimization influenza la diffusione delle app e come si applica? 

L’ASO permette di definire gli interessi del pubblico (quali parole chiave cercano, quali immagini sono più accattivanti, come si relazionano con i competitor, cosa apprezzano o no, etc.) e aiuta il marketer e l’azienda che ne fa uso a individuare la risposta migliore a questi bisogni. 

L’ASO si delinea in diverse attività, a seconda degli obiettivi di chi ne utilizza le caratteristiche.

Di seguito una lista dei più diffusi usi delle strategie di App Store Optimization:

  • Cercare parole chiave che possano migliorare la visibilità dell’app negli store. 
  • Ottimizzarle dopo la pubblicazione per garantire il miglior risultato possibile. 
  • Rendere belle e interessanti le risorse grafiche collegate all’app, come screenshot, icone e video.
  • Individuare per quali mercati e lingue la propria app può essere rilevante.
  • Seguire l’andamento delle valutazioni, leggere e rispondere alla recensioni per recuperare insight sulle migliorie necessarie. 
  • Utilizzo dei canali extra-store per aumentare la visibilità dell’app (articoli, social, sito web dedicato, etc.) 
  • Seguire il comportamento delle app competitor (aggiornamenti, cambi di parole chiave, etc.) per rimanere al passo e non perdere visibilità. 
  • Ottimizzare le attività con A/B test relativi a immagini, grafiche e testi: il Google Play Store facilita questo processo, mettendo a disposizione una piattaforma integrata su Google Play Console. Invece, per altre piattaforme come l’Apple App Store, gli addetti all’ASO possono eseguire A/B test tramite strumenti terzi.

Tool per fare App Store Optimization

Molte aziende – anche per necessità – utilizzano strumenti finalizzati a migliorare le proprie strategie ASO. Alcuni sono gratuiti, mentre altri a pagamento: in generale, in molti casi si rivelano importantissimi per la riuscita della strategia. Vediamo alcune delle funzionalità più diffuse. Ci riferiamo a strumenti per:

  • Ricercare le parole chiave, che permettono di rilevare il volume di ricerca, il numero di app indicizzate per parola chiave e la difficoltà nel posizionarsi per tali parole. 
  • Monitorare le keywords, ovvero per scoprire come cambia il nostro posizionamento nel tempo per determinate parole chiave. 
  • Realizzare un’analisi di comparazione con app competitor, nel numero di download, nelle recensioni, nelle stime dei ricavi e così via.
  • Realizzare sentiment analysis tra il pubblico che utilizza la nostra app (utile nel caso ci siano già molte recensioni).

Differenze App Store Optimization tra diversi store

In primis, è da tenere in conto che sono due i maggiori canali di diffusione delle app: il Google Play Store e l’App Store di Apple. Sebbene insieme possano vantare qualcosa come 6 milioni di app pubblicate, non sono gli unici. Esistono altri app store da tenere in considerazione a causa della loro diffusione, in particolare l’AppGallery di Huawei e l’Amazon App Store. 

Insieme si può dire che questi 4 player rappresentato e mettono insieme più del 90% delle app sul mercato. Ovviamente – in base agli obiettivi e alle risorse del developer – le applicazioni possono essere diffuse su tutti e 4 gli store, con le opportune modifiche di linguaggio. 

Sebbene un strategia ASO per la scelta delle keyword sia essenziale per tutti gli app store, ci sono alcune differenze su come ognuno di questi le utilizza, dovuto a differenti approcci e ai diversi algoritmi di indicizzazione utilizzati. 

In questa sezione faremo un confronto tra i due app store più diffusi, ovvero il Google Play Store e l’App Store di Apple.

Come posizionarsi su Google Play Store

Il processo di posizionamento di Google Play funziona in maniera similare a quello della SERP di Google, concetto che avvicina molto il discorso alla classica SEO.

Questo significa che l’algoritmo considera tutti gli elementi testuali per il posizionamento dell’app per le diverse keywords. 

Essenziale è quindi la ripetizione all’interno dei vari testi delle keywords più significative così da far comprendere all’algoritmo la giusta associazione tra app e parole di ricerca.

I fattori di ranking di Google Play:

  • Titolo
  • Descrizione breve
  • Descrizione lunga
  • Se sono offerti acquisti in App o meno
  • Valutazioni e recensioni
  • Ultimi aggiornamenti 
  • Download ed engagement

Come posizionarsi su App Store di Apple

L’App Store di Apple funziona invece in maniera diversa.

La descrizione infatti non influisce sul posizionamento: a farne le veci è un campo specifico dove indicare per quali keywords si vuole uscire nelle ricerche e quindi associare l’applicazione. 

Si è visto poi che oltre alle parole chiave che indichiamo, l’algoritmo dell’Apple Store considera anche le keywords indicate dai diretti competitor della nostra app.

I fattori di posizionamento dell’Apple App Store:

  • Nome dell’App
  • URL dell’App
  • Sottotitolo dell’App
  • Keywords
  • Acquisto in App
  • Valutazione e recensioni
  • Aggiornamenti 
  • Download ed engagement

Le best practice per una strategia ASO di successo

Fatta questa prima premessa, è il momento di entrare direttamente nelle messa in opera di una strategia App Store Optimization. Il primo passo, essenziale per avere successo, consiste nel definire con precisione il mercato della propria app: in questo senso, è necessario che risponda a un bisogno reale da parte degli utenti. 

Ma quali utenti? A questo riguardo, la prima cosa da fare è individuare le buyer persona a cui abbiamo deciso di rivolgerci, e individuare le parole chiave che con ogni probabilità utilizzeranno per trovarci. Le keywords focali devono essere due, massimo tre, e garantire un buon numero di ricerche da parte degli utenti. Per far ciò, può essere utile fare un confronto anche con cosa fanno in competitor, approfittando dei loro limiti. 

Successivamente vanno definite ulteriori parole chiave a coda lunga, per assicurarsi la copertura di chi fa ricerche complesse, magari generiche, non avendo ben chiaro il bisogno che sta cercando di soddisfare. 

Per fare tutto questo, è essenziale utilizzare un strumento di app analytics e search intelligence. Per esempio App Radar, che personalmente abbiamo utilizzato più volte con soddisfazione. 

In relazione a questa prima fase, importante è anche definire un’icona dell’app che sia catchy e facilmente riconoscibile: un libro non si giudica dalla copertina, un’app sì. 

Gli screen e i video di presentazione dell’applicazione devono essere ugualmente belli e interessanti, in grado di spiegare come funziona e quali sono i vantaggi per l’utente. 

Di seguito alcuni esempi di grafiche ben riuscite secondo noi. 

Anche la scelta dei paesi in cui l’app sarà disponibile è molto importante. Se si sceglie di diffonderla in più paesi, la scelta delle parole chiave sarà doppiamente importante, e dovrà ovviamente essere diversa da paese a paese. Anche gli screen e i video dovranno essere personalizzati a seconda del pubblico e dalla sua lingua

Una volta fatto ciò, si può procedere con la pubblicazione dell’app. 

Il ruolo dell’App Store Optimization però non finisce qui.

L’importanza dell’Omnicanalità di una strategia ASO

È essenziale monitorare costantemente i risultati della propria strategia, e procedere a modifiche frequenti di parole chiave e immagini.

Inoltre importantissimo è invitare gli utenti a recensire l’applicazione, e garantire aggiornamenti continui per offrire sempre l’esperienza migliore.

Oltre a ciò è utile sottolineare che numero di download, quantità e qualità delle recensioni e frequenza degli aggiornamenti sono forse gli elementi di maggior importanza per scalare le classifiche e posizionarsi tra le prime app per la propria categoria. 

Veniamo ora a un altro campo d’uso dell’ASO, ugualmente importante anche se si sviluppa al di fuori degli app store. Dalle ultime ricerche sul tema, ben il 10% degli utenti scopre e quindi scarica un’app non utilizzando uno store dedicato, bensì facendo una ricerca sul browser

Per questo motivo è essenziale sviluppare una pagina web dedicata all’applicazione, che segua questa volta i dettami della SEO. Su tale sito web può essere utile portare avanti attività di analytics intelligence, per comprendere la tipologia di pubblico che siamo riusciti ad attirare, e che ci può dare anche importanti indicazioni riguardo l’app store, dove tali attività non sono possibili. 

Un’altra attività importante consiste nell’andare a creare contenuti – come articoli, collaborazioni, recensioni esterne su piattaforme verticali – che aiutino a far conoscere e quindi scaricare la propria applicazione. 

A questo riguardo è essenziale comprendere che la posizione nel funnel dell’utente che raggiunge una pagina web dedicata a un’app è diversa rispetto a un utente che raggiunge la stessa negli app store. Nel primo caso, l’utente è una fase di ricerca, in cui il suo bisogno non è ancora del tutto chiaro. Nel secondo, invece, è più probabile che l’utente arrivi a un’applicazione già conoscendola, per sentito dire o perché si era informato in precedenza. 

Discorso simile è quello riguardo la presenza sui social network dell’app. Magari non subito, ma raggiunto un certo numero di utenti attivi giornalmente può essere intelligente decidere di aprire uno o più canali social per la community, dove gli utenti saranno invitati a mettere in risalto le proprie esperienze positive con l’applicazione.   

Da quanto abbiamo detto finora, appare chiaro che posizionare al meglio la propria app è anche e soprattutto questione di approccio omnicanale: non si può pensare infatti di aver successo senza andare a presidiare, prima o poi, tutti i canali su cui si muovono i propri utenti.

Conclusioni

Questi sono tutti gli elementi utili per riuscire a sviluppare una strategia ASO di successo. 

Sta a te ora metterli in pratica per trovare il successo con la tua applicazione. Può sembrare complesso, ma se sarai coerente e consistente nella tua proposizione, e se riuscirai a creare un’applicazione all’altezza delle aspettative dei tuoi utenti, allora ci saranno ottime probabilità di successo.  

Questo però non vuol dire che certe volte non avrai bisogno di una mano, soprattutto nei punti più tecnici e inerenti l’analytics intelligence: se così fosse, sentiamoci

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